Onde, odio e clima bollente: l'Atalanta al Vélodrome sfida anche il caldissimo tifo marsigliese

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Marsiglia (Francia). In una città che vive di mare, la silhouette dello stadio non può che richiamare le onde. Benvenuti a Marsiglia, benvenuti al Vélodrome, il secondo stadio più capiente di Francia dopo quello di Parigi Saint-Dénis.

Il nome non inganna: se vi ricorda la parola “velodromo” avete perfettamente ragione. Costruito originariamente negli anni trenta dal comune, l’impianto si divideva tra numerose competizioni: calcio, sì, ma anche atletica e appunto gare ciclistiche. La denominazione però non è mai cambiata, al massimo si è aggiunto qualche sponsor, come del resto è ora (la compagnia telefonica Orange).

Oggi la pista non c’è più, nemmeno quella d’atletica, tolte dal presidente Bernard Tapie: lo stadio è sempre di proprietà della città e non del club, che ne resta comunque l’utilizzatore principale e lo ha reso, di fatto, ‘suo’, a suon di bombolette spray e murales all’interno e all’esterno dell’impianto.

La maestosità si percepisce già dall’esterno, avvicinandosi in auto o con qualunque altro mezzo (ci sono due linee della metro che lo raggiungono): la copertura “a onda” – installata nel 2014 nell’ultima ristruttturazione in vista di Euro 2016 – offre un colpo d’occhio impressionante, che si acuisce salendo la scalinata su Boulevard Michelet, ingresso definibile come quello principale.

 

 

Un murales ricorda tutti i trofei vinti nella storia del club: i nove campionati nazionali, le quindici coppe domestiche, ma soprattutto la Champions League del 1993, con il gol di Boli di testa decisivo per battere il Milan. Quel Milan che due anni prima si era reso protagonista della celebre semifinale interrotta per il blackout con la squadra ritirata da Galliani e la sconfitta a tavolino.

 

 

Dalla parte opposta, invece, campeggiano le illustrazioni di due coreografie della caldissima Virage Sud, il cuore del tifo, che ricordano come il senso d’appartenenza alla città sia il fondamento della mentalità del tifoso marsigliese: “tutti uniti per gli stessi colori, la curva canta con fervore” e “senza mai lasciare il nostro amore per la maglia”. All’interno del settore, tra i mille murales che rappresentano loghi e vessilli delle tifoserie, sono ritratte anche le numerose coreografie create nel corso degli anni.

South Winners (arancione come colore simbolo, parte alta della curva) e Commando Ultra ’84 (azzurro, parte bassa) sono i due grandi gruppi che dominano la scena di una tifoseria che ha radicati gemellaggi anche in Italia, con il Livorno, ma anche con Genoa (i South Winners) e Sampdoria (Commando Ultra ’84), in grecia con l’Aek Atene. “Il vostro odio è il nostro orgoglio” recita una pezza affissa sulle ringhiere del Vélodrome nelle partite casalinghe.

 

 

Il settore opposto, la VirageNord, porta invece il nome di Depé, in omaggio a Patrice De Peretti, popolarissimo ultrà marsigliese morto a soli 28 anni nel 2000. Non è un caso che a pochi passi dall’ingresso, sulla Avenue Ray Grassi (pugile marsigliese morto sul ring nel 1953 a 23 anni) ci sia un murales che invita a “cantare come Depé”. E c’è anche un coro che richiama proprio quello che per i fan è un vero e proprio motto.

Il club mantiene storicamente una sua dimensione popolare e di opposizione ai potenti, Parigi e il Paris Saint-Germain in primis. Calcisticamente la rivalità è scoppiata soprattutto all’inizio degli anni novanta, quando l’OM era una potenza europea e la tv Canal+ decise di investire nella società parigina per creare un dualismo che poteva fare storia: ha dato origine a “Le Classique”, ma per il resto non ha fatto altro che alimentare ulteriore odio tra due tifoserie e due città che non si amano, per usare un eufemismo.

Insomma, l’ambiente che troverà l’Atalanta sarà di quelli bollenti, in uno stadio tra i più caldi d’Europa che trasuda passione e tradizione: ha ospitato gare di Europei e Mondiali, semifinali comprese – e per inciso ospita anche concerti di artisti di tutto il mondo, ma soprattutto artisti urban marsigliesi come SCH, Soprano e Jul. Come a rimarcare una volta di più il senso di appartenenza ad una città che vive di multuculturalità, che nel calcio cerca di trovare un punto di contatto universale.

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