IL COMO AL GARILLI FA CINQUINA. L'ANTAGONISTA DEI CROCIATI VOLA…

PIACENZAnostro servizio – (Luca Savarese) – C’era una volta il Piacenza,  tutto italiano, degli anni ’90.
C’erano una volta dei vicini, vicinissimi Piacenza-Parma e Parma-Piacenza (uno di questi, deciso, al Tardini, in zona Cesarini da un imberbe e piacentino Filippo Inzaghi).
C’era una volta la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, scritta che giganteggiava sui distinti dell’Ennio.

C’è oggi un Piacenza che milita lontano dalle platee del pallone che conta, confinato in serie D. Oggi la sua casa, lo stadio Leonardo Garilli, dedicato allo storico imprenditore locale, spentosi nel ’96 e presidente del club dal 1983 al 1996, è la dimora, temporanea, dei leoni. Nessuna lupa, simbolo del Piacenza Calcio (e della città). Già, i leoni. Quelli del Garda che ruggiscono laddove Gabriele D’Annunzio aveva fondato la sua repubblica, la Feralpisalò.

Realtà giovanissima del calcio professionistico, fondata nel 2009 e che lo scorso anno, proprio di questi tempi, dopo aver azzannato il campionato di Lega Pro, ha conquistato la prima, storica, promozione in cadetteria. Troppo piccolo il Lino Turina per ospitare la seconda serie. Ecco quindi il Garilli, come palcoscenico momentaneo.  Non comodissima la trasferta “in casa” per i gardesani, che si devono sciroppare oltre 100 km, ma comodo per l’appeal della città la cui etimologia, deriva dal latino Placentia, piacente, bella a vedersi.

Ed utile, a far riattivare il lunapark dei ricordi quando, da queste parti, gente come Pasquale Luiso, Dario Hubner raggranellavano gol e più che provinciali consensi. Interessante, anche per far respirare il sempre attraente clima di serie B. Stradoni soleggiati e silenziosi, come mendicanti una perduta grandeur, conducono a via Egidio Gorra, la via dello stadio.

Per trovare l’ultima volta che il Piacenza giocò  in B, bisogna risalire alla stagione 2010-2011. 2 a 2 a Bergamo contro l’Albinoleffe e poi il buio, tanta lega Pro, la D, discese ardite e lente risalite, tra la polvere solitaria, ai bordi del futebol elitario. L’arrivo della Feralpisalò ha riportato attenzione ed attesa, così anche i cittadini, specie col sole e se sono in zona, buttano un occhio a cosa succede da quelle parti. Da quelle parti, oggi, arriva il Como, lanciatissimo e secondo in graduatoria, dietro al Parma. Parma che potrebbe giocare qui, nel vecchio Garilli, dalla stagione 2o25-26, durante il rifacimento del Tardini, a meno che non si opti per un temporary in provincia che eviti ai tifosi ducali un esodo pluriennale… Vedremo come andrà…

Intanto, dopo il pareggio parmense, a reti bianche, maturato ieri sera al Renzo Barbera, se c’è qualcuno che ha fatto contenti, questi sono i lariani, che, in caso di vittoria, ridurrebbero a meno 3, le loro lunghezze dai Crociati, primi della classe. Istante fermati, sei bello, sembra, recitare, con Goethe, il Como della facoltosa ed ambiziosa proprietà indonesiana. Como che viaggia a ritmi impetuosi dei masnadieri di Schiller. Quattro vittorie nelle ultime quattro, e come un inseguitore, nel mirino ha messo il fuggitivo in questione, il Parma. Un duello imprevisto, l’esperto gregario ducale, per il quale la katabasi in B è cosa degli ultimi anni, contro il ruspante rampollo con alle spalle una scuderia che promette bene ed intanto fa meglio di chi, nella cittadina lacustre aveva fatto negli ultimi anni. E’, infatti, da 24 anni, che nella città di Plinio il vecchio, non vedono raggi di sole di serie A.

Pronti via ed è subito la FeralpiSalò a risultare frizzante, a far sussultare i non moltissimi suoi tifosi presenti. Tiro del biondo Felici, classe 2001 e giovanili Lazio, parabola arcuata e destra, dalla sinistra; Semper, il portiere comasco, è battuto. L’avvio che non ti aspetti, notificato per le frequenze di Tutto il calcio da Daniele Fortuna,voce importante per un big match che si rispetti. In quella cabina, molto ovattata e dotata di spine, comode sedie e nitida visuale, che è la tribuna stampa del Galleana, altro nome con cui si indica il campo da gioco emiliano. Cabina, negli anni del Piacenza targato Gigi Cagni campo principale non di Tutto il calcio, ma di Livio Forma, voce iconica e che spesso profumava di gol piacentini.

Tifano i crociati, ai quali, questo Como che sembra Cipollini nelle grandi tappe veloci, non è che stia poi così simpatico. Tifano i supporters di fede monzese, ce ne sono alcuni, che custodiscono un’antica rivalità con quelli comaschi. Il bello ed il ballo dello sport più bello del mondo. Ma, a proposito di balli, gli ospiti ci mettono un amen a rivoltare la sfida, a ribaltarla, con la ferocia dei grandi. Ci pensa Patrick Cutrone,  l’ex enfant prodige del Milan è più lesto di tutti a mettere dentro di testa. Ma mica è finita qui. Il pari è l’inizio della giostra del gol comasca, e la fine dei buoni propositi gardaresi.

Barba, non proprio un difensore sconosciuto,  con alle spalle la A col Benevento e la Bundesliga con lo Stoccarda, svetta più alto di tutti. Il Como ci prende gusto, la Feralpi non esce tuttavia completamente dalle maglie della partita. Mister Zaffaroni è tecnico esperto e non a caso lo scorso campionato, mise la sua firma sulla salvezza del Verona nello spareggio contro lo Spezia. Ma la forza d’urto dei ragazzi della strana coppia Osian Roberts, mister gallese qualche anno fa assistente di Patrick Vieira al West Ham e Cesc Fabregas, qualche anno fa sul tetto del mondo e d’Europa con le furie rosse, è dirompente,  è incandescente.  Ancora Cutrone e qui con una semivolè,buca Pizzignacco. Como sul velluto. Zennaro, il più mobile dei suoi assieme a Felici, rende il passivo meno amaro. 2 a 3. Gabriel Strefezza, arrivato in riva al lario nel mercato di gennaio, coupe de theatre dal Lecce, cala il poker. L’ austriaco Braunoder, ultimo arrivato in casa voltiana, cristallizza il sabato bestiale del Como, siglando la rete della cinquina.

Como dunque non solo vincente,  quinta vittoria nelle ultime cinque, convincente e che ha dimostrato anche di avere la dura cervice per saper soffrire. Non era scontato non soccombere dopo lo svantaggio e di fatto prestare il fianco ai bresciani in piena ed affannata corsa salvezza. Ma Strefezza e soci non sono incappati in questo errore. La partita finisce, gli oltre 1500 lacustri comaschi stipati in Curva Sud, applaudono e cantano. “Conquistiamola“: ora i punti dalla capolista Parma sono diventati 3. 67 a 70. La lotta, continua.

Il Parma ha un po’ rallentato? Può essere: magari il gruppo di Pecchia sta centellinando energie per il Mortirolo, alias le ultime partite. Ma di sicuro, e lo si è percepito sia sabato al Sinigaglia che oggi al Garilli, questo Como, come confermerà Osian Roberts in conferenza, ha il sacro fuoco addosso. Un fuoco che arde alimentato di tizzoni di un’attesa ultra ventennale e da un capitale grande così che vorrebbe fare della realtà una sorta di Chelsea 2.0. Come attesta anche la figura di raccordo tra la proprietà e l’area tecnica, Tim Wise, ex centrocampista del Chelsea di Zola e Vialli. Como atteso sabato alle 16,15 a Marassi contro la Doria, due ore e un quarto dopo che il Parma, in casa, avrà affrontato il Lecco. Luca Savarese

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